La gloria di Dio

di S. Fayard

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 04-2016

Mosè aveva chiesto a Dio: “Ti prego, fammi vedere la tua gloria” (Esodo 33:18), e anche Davide, nel deserto di Giuda, aveva detto: “O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba; di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua. Così ti ho contemplato nel santuario, per veder la tua forza e la tua gloria” (Salmo 63:1-2)

Paolo considerava ogni cosa come un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo suo Signore (Filippesi 3:8). Abbiamo noi questa sete di Dio, questo desiderio di conoscere la Sua gloria che rifulge nel volto di Gesù Cristo? (2 Corinzi 4:6).

1 La gloria di Dio

La Sua prerogativa assoluta

Dio è il “Dio della gloria” come lo definisce Stefano (Atti 7:2). Paolo parla di Lui come del “Padre della gloria” (Efesini 1:17). Due volte troviamo l’espressione “il Signore della gloria” (1 Corinzi 2:8 e Giacomo 2:1). Pietro incoraggia i credenti perseguitati dicendo che “lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio” riposava su loro (1 Pietro 4:14).

La gloria di Dio è una Sua prerogativa assoluta, appartiene soltanto a Lui (Isaia 42:8) (*). E’ descritta come un fuoco (Esodo 24:17) o come un arcobaleno (Ezechiele 1:28). Essa riunisce tutte le perfezioni di Dio in una meravigliosa armonia; è associata al Suo amore (Giovanni 17:24), alla Sua grazia (Salmo 84:11), alla Sua grandezza (1 Cronache 29:11-12), alla Sua forza (Salmo 29:1), alla Sua gioia (1 Timoteo 1:11 e Giudici 24), alla Sua santità (Esodo 29:43).

Dio è luce e così è la Sua gloria (Isaia 60:1,19;  Ezechiele 43:2; 2 Corinzi 4:4-6). Lo splendore della Sua santità sorpassa infinitamente l’uomo (**). Il Suo splendore e la Sua magnificenza sono così grandi che lo stesso Mosè, uomo di Dio, non ha potuto contemplare il Suo volto (Esodo 33:17-23). Fra lo splendore divino e la fragilità umana, fra la santità di Dio e il peccato dell’uomo, c’è una distanza incommensurabile che diventa evidente quando ci si pone nella presenza di Dio (Isaia 6:1-7).

(*) Da notare la differenza di significato che ha la gloria nel linguaggio corrente nel quale designa la fama e la celebrità, e quindi dipende dall’apprezzamento e dalla valutazione degli altri.

(**) In ebraico, la parola gloria (kabod) esprime l’idea di peso, di densità, di pienezza. Al di fuori di Dio tutto è vanità e vuoto. Il Signore sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza (Ebrei 1:3), dagli immensi astri del firmamento al più piccolo essere sulla terra. In Lui noi viviamo, ci moviamo e siamo (Atti 17:28). Se Egli ritirasse il Suo Spirito, “ogni carne perirebbe all’improvviso” (Giobbe 34:15).

Dio rivela la propria gloria

Dio è grande e buono al di là di ogni immaginazione. Lui che è invisibile (1 Giovanni 1:18; Colossesi 1:15; 1 Timoteo 6:16) ha voluto farsi conoscere, manifestare qualcosa della Sua gloria a noi creature alle quali ha dato la capacità di conoscerlo. Lo ha fatto, prima di tutto, per mezzo del creato (Salmo 19:1). Sebbene in misura diversa, ognuno è sensibile alla bellezza della natura, ma quanti esseri umani sono consapevoli che questa bellezza mostra la potenza e la saggezza del Creatore?

Nell’Antico Testamento, Dio ha rivelato la Sua gloria al Suo popolo eletto in maniera diretta. La nuvola era il segno della gloria di Dio, della Sua presenza (Esodo 40:34-35). La Sua gloria ricopriva e riempiva il tabernacolo nel deserto e il tempio di Salomone; poi ne uscì, purtroppo, per l’infedeltà del popolo, come leggiamo in Ezechiele (9:3, 10:18), ma ritornerà nel tempio durante il Regno del Signore, il millennio.

Vi sono dunque stati, e ve ne sono tuttora, dei segni visibili della gloria di Dio, conosciuti dall’uomo per mezzo delle sue facoltà naturali. Così è per il creato, così è stato per il fuoco e la nuvola per Israele (Deuteronomio 5:24), così per Mosè sul monte Sinai. Qualunque sia, però, la testimonianza ricevuta, la maggior parte degli uomini non ha riconosciuto la gloria di Dio e non lo ha glorificato. Solo la fede può farlo, la fede nella Parola nella quale Dio rivela tutto lo splendore della Sua gloria.

Dio comunica la Sua gloria 

Dopo la caduta di Adamo, l’uomo è privato della gloria di Dio, ma Dio non ha rinunciato a farla conoscere perché il Suo desiderio è di comunicarla e di concederla (Salmo 84:11), di portare “molti figli alla gloria”. Ma come poteva farlo se il peccato faceva separazione fra Lui e i peccatori? Occorreva tutta la grandezza e l’efficacia della Sua rivelazione in Cristo nella quale Dio si fa conoscere e attraverso la quale la Sua gloria viene comunicata.

Dio vuole, dunque, far entrare nella gloria degli uomini presi fra i peccatori e portarli non solo a vedere e riconoscere la gloria divina del Suo Figlio (Giovanni 17:24), ma a condividere la Sua gloria di uomo glorificato (v. 22). Per questo motivo Cristo ha compiuto l’opera della redenzione, al prezzo delle Sue sofferenze alla croce, della Sua morte e della Sua risurrezione. “Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l’autore della loro salvezza” (Ebrei 2:10). Un giorno i riscattati saranno manifestati “a lode e gloria della Sua grazia”, “a lode della Sua gloria” (Efesini 1:6, 14).

Inoltre, Dio comunica la Sua gloria venendo ad abitare in mezzo al Suo popolo riscattato. Questa gloria divina si è manifestata in relazione col Tabernacolo, col Tempio e, in modo eccelso, con la venuta del Signore Gesù. “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre” (Giovanni 1:14).

Nell’Apocalisse la Chiesa è vista come una città illuminata dalla gloria di Dio.

  1. La gloria di Dio in Cristo

Dopo aver dato la Legge per mezzo di Mosè e parlato ai padri per mezzo dei profeti, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che è “lo splendore della Sua gloria e l’impronta della Sua essenza” (Ebrei 1:3). “Il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6).

La gloria di Dio non poteva essere pienamente rivelata prima della venuta di Cristo. Quando parlava al popolo, Mosè doveva coprirsi la faccia “perché i figli d’Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio” (2 Corinzi 3:13). Solo in Cristo il velo è tolto; in Lui brillano la grazia e la gloria in tutto il loro splendore. La gloria di Dio è come identificata in Cristo. E’ per mezzo di Lui e in vista Lui che tutte le cose sono state create (Colossesi 1:16), ed è sotto di Lui come il “solo capo” che tutte le cose saranno “raccolte” (Efesini 1:10). Per questo, se desideriamo contemplare la gloria di Dio dobbiamo impegnarci a conoscere il Signore Gesù, le cui glorie rivestono molteplici aspetti sui quali lo Spirito Santo si compiace di attirare gli sguardi della nostra fede.

La gloria eterna del Figlio di Dio

Vi è prima di tutto la gloria intrinseca ed esclusiva del Signore Gesù, quella che possiede da ogni eternità e che aveva presso il Padre prima che il mondo esistesse (Giovanni 17:5). Questa gloria non l’ha acquisita, ma gli appartiene da sempre in quanto è Figlio di Dio. Essa è intimamente legata all’amore divino (Giovanni 17:24).

A questa Sua gloria personale si riallacciano le glorie ufficiali, quelle legate ai Suoi titoli, per esempio di Signore, Re, Giudice. Davanti allo splendore di questa gloria i serafini si velano la faccia (Isaia 6:2-3; Giovanni 12:41) e Giovanni cade a terra come morto (Apocalisse 1:17). Quando è venuto sulla terra, il Signore ha nascosto le Sue glorie ufficiali, tanto che gli uomini parlavano di Lui come del figlio del falegname (Matteo 13:55); ma elevato in cielo ha ripreso il posto glorioso che era Suo dall’eternità. Questa è la Sua parte personale, la Sua gloria come Figlio di Dio.

La Sua gloria morale

Divenendo Uomo, il Signore Gesù ha velato le Sue glorie ufficiali, ma la Sua perfezione morale risplendeva sempre. In ogni circostanza Egli reagiva perfettamente secondo il pensiero di Dio, offrendo così al Padre un soggetto costante di gioia. La Sua umiltà era come lo sfondo che faceva risaltare la perfezione di tutte le Sue azioni compiute in una perfetta armonia.

Gli Evangeli ci svelano allo stesso modo la Sua grandezza e il Suo abbassamento, la Sua maestà e la Sua umiliazione, la Sua giustizia e la Sua bontà, la Sua santa indignazione contro il peccato e la Sua tenera compassione verso i peccatori, la Sua fermezza e la Sua dolcezza, la Sua forza e la Sua pazienza.

La gloria morale del Signore ha brillato in modo particolare nelle avversità. In tutti gli oltraggi ricevuti ha mantenuto una grande dignità. Approfittando della Sua umiltà, gli uomini hanno cercato di coprirlo di vergogna, ma Lui ha sopportato ogni cosa rimanendo sempre Se stesso, con un amore perfetto e il desiderio costante di glorificare il Padre Suo.

La Sua gloria di Figlio dell’uomo

Se la Sua gloria regale, messianica, è in rapporto con Israele, Suo popolo terreno (Giovanni 12:13), la Sua gloria di Figlio dell’uomo è soprattutto in relazione con le nazioni (Giovanni 12:23; Matteo 24:31). Il Figlio dell’uomo è glorificato nella Sua morte per mezzo della quale porta molto frutto. Un giorno, questa gloria di Figlio dell’uomo sarà visibile a tutti (Apocalisse 1:13). Proprio perché è Figlio dell’uomo il Signore Gesù giudicherà e governerà il mondo intero (Giovanni 5:27; Daniele 7:13-14).

La Sua gloria di Figlio dell’uomo, di Messia e Re, riempirà ben presto l’universo quando tornerà con gran potenza e gloria (Matteo 24:30; Isaia 32:1; 40:5). Pietro, Giacomo e Giovanni hanno avuto il privilegio di essere stati testimoni, come in una sorta di anticipazione, di questa Sua gloria (Matteo 16:27-28; 17:1-2; 2 Pietro1:17).

La Sua gloria di Salvatore

Se l’incarnazione del Signore Gesù segna l’inizio del Suo abbassamento, la Sua morte ne è l’atto finale; ma nel momento stesso in cui ha raggiunto questo punto estremo di umiliazione, l’ignominia della croce, Egli è stato esaltato. In effetti, la croce rivela la perfezione della Sua opera e della Sua Persona. Alla croce, Cristo ha pienamente glorificato Dio, sia rispondendo alle esigenze della gloria di Dio, sia rivelandole. Per questo Dio lo ha risuscitato, lo ha innalzato e gli ha dato gloria (Giovanni 13:31).

La Sua gloria attuale

L’Evangelo è chiamato il “Vangelo della gloria di Cristo” (2 Corinzi 4:4). Colui che è morto è ora risuscitato; è nella gloria, alla destra del Padre, in un posto di onore. Ogni potere gli è stato dato in cielo e sulla terra (Matteo 28:18). Egli è là come nostro precursore e verso di noi mostra amore, grazia e tenerezza. Cristo nella Sua pienezza e nella Sua gloria: ecco il Vangelo nel suo significato più esteso.

Quando pensiamo al posto che ora occupa, siamo incoraggiati, fortificati e resi felici (Giovanni 14:28). Nel cielo è il nostro Sommo Sacerdote che intercede per ognuno dei Suoi riscattati (Ebrei 7:25).

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