ARCHIPPO
Leggiamo di Archippo in solo due versetti della Scrittura:
“…ad Archippo, nostro compagno d’armi…”
Filemone 2
“E dite ad Archippo: Guarda al ministerio che tu hai ricevuto nel Signore, acciocchè tu l’adempia.” Colossesi 4:16 (versione Diodati)
Per questo motivo sappiamo relativamente poco di lui, tuttavia, da quello che troviamo scritto in questi due versetti, possiamo ricavare delle importanti lezioni.
Un compagno d’armi
Innanzitutto possiamo imparare qualcosa di positivo da Archippo. Nella lettera a Filemone, Paolo lo descrive come “nostro compagno d’armi”. Meraviglioso tratto distintivo per un figlio di Dio quello di essere un combattente nel campo di battaglia della vita cristiana. Non ci è detto cosa questo combattimento comportasse, ma sembra ragionevole pensare che combattesse con l’apostolo per la diffusione del vangelo. Questo tipo di combattimento esiste ancora oggi, e possiamo parteciparvi non soltanto singolarmente ma anche insieme ad altri.
Il combattimento cristiano coinvolge anche un altro aspetto: il combattimento “…per la fede[1], che è stata trasmessa ai santi” (Giuda 3), cioè per il deposito che ci è stato affidato (2 Timoteo 1:14). Pensiamo a quanto oggi, le verità della Parola di Dio, sono soggette ad attacchi – anche da parte di coloro che si definiscono cristiani! È per tale motivo che questo aspetto è altrettanto importante.
Il combattimento implica uno sforzo. La nostra vita cristiana non è una piacevole camminata ma comporta lotte e fatica (Efesini 6). Siamo pronti ad affrontare queste cose? Archippo lo era. Si è unito all’apostolo Paolo nella sua battaglia e per questo è chiamato “compagno d’armi”. Anche noi oggi non siamo soli, né nello sforzo di diffondere il vangelo né in quello di rimanere saldi per le verità della Parola di Dio. Dio ha posto dei fratelli e delle sorelle al nostro fianco con i quali possiamo unire le forze per la causa comune. È un privilegio avere dei compagni d’armi al nostro fianco – sia per il nostro incoraggiamento sia perché possiamo essere per loro un aiuto.
Possibili pericoli
Considerare Archippo ci può aiutare anche ad evitare alcuni pericoli che possiamo incontrare nel servizio. Nella lettera ai Colossesi l’esortazione che gli è rivolta è: “Guarda al ministerio che tu hai ricevuto nel Signore, acciocchè tu l’adempia.”. In queste parole troviamo un avvertimento che può parlare anche ai nostri cuori. Come Archippo ricevette un ministerio (servizio) da svolgere per il Signore, così ad ognuno di noi oggi è stato affidato qualcosa da fare per Lui. Nessun credente può dire: “Il Signore non può (o non vorrà) usarmi”. Il Signore vuole usare ciascuno di noi, me in un modo, te in un altro. Le nostre responsabilità potranno essere diverse ma questo non cambia il fatto che ad ognuno è stata affidata un’area per il proprio servizio. Se dubitiamo di questo o se non sappiamo cosa il Signore vuole da noi, dovremmo chiedergli di mostrarcelo!
Quando Paolo diede questa esortazione ad Archippo non sappiamo quale fosse il problema. Ci possono essere stati vari motivi per questo ammonimento da parte dell’apostolo. Ad esempio:
- Archippo potrebbe essere stato occupato con altre cose finendo per dimenticare il suo lavoro per il Signore. L’enfasi in questo caso sarebbe sulla parola “ministerio”.
- In alternativa, potrebbe essere stato così occupato del servizio degli altri da diventare negligente nel suo. L’enfasi sarebbe allora sulla parola “tu”.
- Infine, è plausibile che Archippo abbia iniziato il servizio che gli era stato affidato senza però portalo a termine. In questo caso il punto cruciale dell’esortazione di Paolo sarebbe sulla parola “adempia”.
Consideriamo adesso ciascuno di questi pericoli nel dettaglio dato che ciascuno di noi può trovarsi ad affrontarli.
Primo pericolo: Siamo così occupati con altre cose da scordarci del nostro servizio per il Signore.
L’epoca in cui viviamo è caratterizzata da una crescente complessità ed esigenze sempre maggiori. Scuola, lavoro, famiglia e svago sembrano occupare tutto il nostro tempo con la conseguenza che potremmo veder mancare il tempo per le cose del Signore se non stiamo attenti. Le attività che occupano le nostre vite potrebbero non essere negative in sé stesse – e ovviamente tutti abbiamo bisogno di tempo da dedicare alle nostre famiglie, ai nostri amici e soprattutto a quelli nella fede; tutti dobbiamo occuparci delle nostre vite e delle responsabilità verso il Signore, se siamo a scuola dobbiamo studiare diligentemente, ecc., e il Signore sa bene che abbiamo bisogno di momenti di relax e svago – ma la questione è su come diamo la priorità alle cose di tutti i giorni. Se abbiamo il desiderio servire il Signore, saremo capaci di trovare il tempo nelle nostre giornate. Se invece le altre cose sono più importanti per noi troveremo sempre delle scuse plausibili (o così ci sembreranno) per trascurare il servizio per il nostro Signore. Abbiamo bisogno di cambiare le nostre priorità?
Secondo pericolo: Siamo occupati del servizio degli altri e trascuriamo il nostro.
Ci siamo già detti che i servizi che il Signore ci affida sono vari. Forse il Signore ha affidato ad un fratello o ad una sorella un compito che ci sembra molto più importante del nostro. È facile guardare (forse con invidia, forse con ammirazione) al ministerio degli altri e considerare quello a noi affidato così piccolo da non valere neanche lo sforzo. Tuttavia, dobbiamo ricordarci che il Signore giudica il servizio in modo diverso da noi. Per Lui il fattore chiave è quanto fedelmente svolgiamo il compito che ci affida. Un servizio piccolo ai nostri occhi può essere di grande importanza per Dio se lo facciamo per Lui e lo portiamo fino in fondo con amore. Dovremmo ringraziare il Signore per quello che fa nelle vite dei nostri fratelli e sorelle in fede, ma dovremmo anche evitare di essere occupati a pensare che il nostro servizio sia inferiore. Quando il Signore ci affida un compito – non importa quanto piccolo o inconsistente appaia ai nostri occhi – vale sempre la pena adoperarsi per Lui. Dopotutto, non dimentichiamo che è Lui il committente, non noi.
Terzo pericolo: Cominciamo bene nel servizio che il Signore ci ha affidato ma non lo portiamo a termine.
Molti di noi devono confessare che riconosciamo questa situazione nelle nostre vite. Il Signore ci mostra qualcosa che deve essere fatto e noi cominciamo a farlo con vigore ed entusiasmo, ma, nel corso del tempo, il nostro zelo svanisce e diventiamo stanchi e senza interesse. Altre cose appaiono subito più importanti ai nostri occhi e non portiamo a termine il servizio. Alcune volte Dio testa la nostra perseveranza nel servirlo. In ogni occasione Egli vuole che portiamo a termine il lavoro. Il Signore Gesù è il perfetto esempio in questo. Egli poteva dire a Suo Padre: “Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare” (Giovanni 17:4).
Conclusione
Grazie a questi due versetti della Parola su questo servitore del Signore abbiamo cercato di imparare alcune lezioni importanti per la nostra vita. Due versetti che ci hanno mostrato Archippo come un credente attivo nel servizio, qualcuno che combatteva per portare il vangelo, ma allo stesso tempo qualcuno che poteva rischiare di commettere degli errori. Tutto questo deve parlare al nostro cuore. Siamo credenti attivi? Serviamo Dio nella nostra vita? Lo serviamo insieme ad altri credenti se ne abbiamo la possibilità? Ma stiamo anche in guardia dalle possibili cadute mentre stiamo facendo un servizio e impegniamoci per portare avanti quello che Dio ci chiede di fare.
Non sappiamo se Archippo abbia ascoltato l’avvertimento che gli è stato dato. Ciò che conta è se noi abbiamo imparato qualcosa per il nostro bene e la gloria del Signore. Dopotutto, un servizio per il Signore non è fine a sé stesso ma è per la Sua gloria.
Adattato da un articolo di Ernst-August Bremicker
[1] Con la parola “fede” in questo passo si intende l’insieme delle verità cristiane.