“Signore, insegnaci a pregare”

Alcune considerazioni pratiche da Luca 11:1-13

di Mark Grasso

Non dobbiamo esitare o essere timidi nel fare questa richiesta, “Signore, insegnami (o insegnaci) a pregare”.

La preghiera è fondamentale e basilare nella vita di un nuovo credente, che può utilizzarla immediatamente così come fece Saulo dopo essersi appena convertito al Signore sulla via di Damasco (Atti 9:11). Risulta inoltre fondamentale nella vita cristiana, individuale e collettiva, e dovrebbe caratterizzare ogni credente e l’assemblea nel suo insieme (vedere 1 Pietro 4:7; Atti 1:14, 2:42; Isaia 56:7). Allo stesso tempo abbiamo bisogno di essere istruiti a riguardo di essa (anche perché la Bibbia dice molto a riguardo della preghiera). È necessario che pratichiamo la preghiera. Lo scoraggiamento, la mancanza di interesse per le cose del Signore e il basso stato spirituale che caratterizzano molte delle nostre riunioni, suggeriscono che vi sia una mancanza di vera e reale preghiera, da parte di ognuno di noi.

Che differenza nel vedere il Signore Gesù, che nella sua vita su questa terra fu un uomo di preghiera, come possiamo vedere dal primo versetto del capitolo che stiamo prendendo in considerazione. Da un punto di vista naturale pregare potrebbe sembrare incoerente per il Figlio di Dio, Colui che è Dio stesso (Romani 9:5). Il Signore fu comunque pienamente uomo (sebbene senza peccato) e quindi come uomo dipendente, era opportuno che pregasse. Egli ha sempre fatto “le cose che gli piacciono” (riferito al Padre Giovanni 8:29) e le preghiere sono un profumo soave gradito a Dio (Apocalisse 5:8). Essendo la preghiera parte quotidiana della vita del Signore non dovrebbe esserlo maggiormente per noi? Perfino gli increduli si aspettano che il Cristiano sia una persona di preghiera.

Avendo visto l’esempio del Signore e riconosciuto quanto noi siamo mancanti, dovremmo probabilmente porre la stessa domanda fatta dai discepoli: “Insegnaci a pregare”. Anche se fino ad oggi non abbiamo avuto una vita di preghiera soddisfacente, possiamo avere la piena certezza che a tale richiesta il Signore verrà in nostro aiuto, proprio come fece per i Suoi discepoli. Tuttavia è possibile richiedere questo aiuto legittimo al Signore solo se si ha un sincero desiderio di pregare e di farlo in modo più efficace. La conclusione del primo versetto (“come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”), solleva una domanda: la richiesta dei discepoli era semplicemente motivata dal desiderio di imitare i discepoli di Giovanni nelle loro preghiere? Se così fosse stato era una domanda sbagliata. La preghiera non deve essere fatta per mettersi in mostra (Matteo 6:5-6), ma in semplicità, con umiltà e riverenza per supplicare l’aiuto divino. Dovrebbe, inoltre, essere genuina e provenire dal cuore piuttosto che imitare parole e frasi udite da fratelli che hanno pregato abitualmente durante le riunioni di preghiera per anni.

Indipendentemente dal motivo che aveva spinto i discepoli alla domanda, il Signore li istruisce su come pregare (2-4). Visto il ruolo importante che ha la preghiera nelle riunioni oggi, è bene meditare questi versi alla luce della nostra posizione in Cristo. Le preghiere che troviamo in Luca 11:2-4 e in Matteo 6:9-13 sono state date prima dell’opera del Signore alla croce, della sua ascensione al cielo e del dono dello Spirito Santo alla Pentecoste, tutti eventi che hanno portato ad un nuovo regime di preghiera. Quando fu con i Suoi discepoli nella stanza di sopra il Signore  disse, “fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome” (Giovanni 16:24), mettendo in evidenza che vi era una netta differenza fra le preghiere precedenti (compresa quella che stiamo studiando) che non erano state fatte nel Suo nome e le preghiere dell’età cristiana che lo sarebbero state (Giovanni 16:22-24).

Di conseguenza, Luca 11:2-4 si applica ai discepoli nel periodo nel quale vivevano e alle loro necessità e speranze terrene. Il libro degli Atti e le epistole non mostrano che queste parole dovessero essere ripetute dopo la formazione della chiesa, e la ripetizione di questa preghiera non trova posto sia nella vita del credente sia nelle riunioni di assemblea ai giorni nostri. Noi, inoltre, preghiamo mediante lo Spirito Santo (Giuda 20), non limitandoci a ripetere parole. Le nostre preghiere hanno anche un fine diverso rispetto a quelle della dispensazione precedente, in quanto, siamo a conoscenza del perdono dei peccati, della nostra posizione e della speranza celeste.

D’altro canto non possiamo dire che le parole, che troviamo nel passo che stiamo considerando, non abbiano rilevanza per noi oggi (Matteo 7:26).

Tralasciando le differenze che abbiamo appena visto, possiamo vedere come alcuni dei principi, suggeriti dal Signore nella preghiera, possono ancora oggi essere applicati alle nostre preghiere sia individuali che di assemblea:

  • Il centro della preghiera sono gli interessi di Dio (versetto 2) e non quelli dei discepoli (versetti 3-4) che sono solo al secondo posto. Questo rappresenta un buon modello per le nostre preghiere.
  • La preghiera considera ciò che è da onorare e la gloria personale del Padre. Dovremmo domandarci se le nostre preghiere includono queste cose nella misura in cui dovrebbero.
  • Per quanto riguarda le nostre necessità, possiamo e dobbiamo pregare per i nostri bisogni materiali, come questa preghiera ci insegna, e ringraziare quando li riceviamo (tuttavia i ringraziamenti che facciamo abitualmente, esempio per i pasti, non devono diventare una pura formalità). Tuttavia non abbiamo nessun diritto di pregare per l’agio ed il lusso: “ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti” (1Timoteo 6:8). È meglio mantenere uno spirito di dipendenza, chiedendo a Dio di provvedere ai nostri bisogni giorno dopo giorno, piuttosto di pensare che non abbiamo bisogno di nulla, perfino delle cose materiali.
  • Anche i nostri bisogni spirituali dovrebbero essere portati davanti al Signore. Colossesi 1:9-11, indica le cose per le quali dovremmo pregare a questo proposito.

È chiaro che un certo equilibrio sia necessario. I più giovani dovrebbero apprezzare l’opportunità di poter ascoltare le preghiere dei fratelli più anziani e notare il rispetto che portano a Dio e dell’uso della Scrittura nella preghiera.

Ulteriori insegnamenti pratici li troviamo nelle successive parole del Signore in Luca 11: la parabola dell’uomo che importuna il vicino per del pane (versetti 5-10), paragonato alla disponibilità di un padre di fare buoni doni ai propri figli (versetti 11-13).

I versetti 5-10 a prima vista potrebbero farci pensare che il Signore ci stia invitando ad essere audaci nelle nostre preghiere, ma non è così. Questa parabola viene utilizzata per mettere in evidenza alcuni principi che dovrebbero guidare le nostre preghiere.

  • Dove vi è un bisogno è necessario pregare immediatamente. I lunghi silenzi, che a volte si riscontrano nelle riunioni di preghiera, non sono utili visto che vi sono così tante necessità fra i credenti che conosciamo.
  • Dovremmo pregare in modo specifico e conciso per i nostri bisogni. Delle preghiere brevi, nei nostri incontri settimanali, lascerebbero a tutti i fratelli di esprimere le loro richieste ed inoltre eviterebbe di creare uno standard di preghiere lunghe che potrebbero scoraggiare i credenti più giovani oppure quelli che hanno meno familiarità con la lingua del luogo.
  • Dovremmo essere costanti nelle nostre preghiere (Efesini 6:18). Esempi di preghiere persistenti e costanti li troviamo nel Signore Gesù che pregò un’intera notte (Luca 6:12), Daniele per tre settimane (Daniele 10). Abbiamo mai pregato per così tanto tempo?
  • Quando preghiamo dobbiamo essere assolutamente fiduciosi a riguardo della promessa del Signore: “Chiedete e vi sarà dato” (Matteo 7:7).

In breve possiamo dire che Dio apprezza la sincerità e la genuinità nelle nostre preghiere. C’è mai stato un momento nel quale abbiamo pregato con la stessa intensità e lacrime come il Signore Gesù (Ebrei 5:7)?

Infine, i versetti 11-13, ci mostrano che Dio, in risposta alle nostre preghiere, desidera benedirci più grandemente di quello che domandiamo e pensiamo (Efesini 3:20). Romani 8:32 ci presenta tutta la benevolenza di Dio: “Colui che non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?”

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