di Ferruccio Cucchi
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 06-2009
“Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Romani 12:21)
La nostra giornata è fatta di pensieri, di parole e di azioni. In queste cose dobbiamo cercare di fare il bene.
- I nostri pensieri
Potremmo essere già contenti di non pensare nulla di male (notiamo però che difficilmente si rimane in questa condizione). La Scrittura ci propone invece un bel ventaglio di cose a cui pensare: “Tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, tutte le cose in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:8).
Abbiamo letto: “siano oggetto”. È una ricerca, un impegno a padroneggiare i nostri pensieri, senza lasciarli vagare qua e là. Che gamma infinita di cose belle e buone a cui pensare! Oltre alle cose che riguardano i nostri doveri in famiglia e sul lavoro, possiamo pensare alla testimonianza, al progresso dell’Evangelo, alla nostra vita cristiana, al modo in cui piacere al Signore, al bene dei nostri fratelli e sorelle in fede e di chi ancora non conosce il Signore.
Notiamo che non ci è detto di pensare alle cose tristi, a ciò che ci preoccupa; quelle cose ci saranno sempre, ma non dovrebbero intasare la nostra mente perché finirebbero con l’inaridire la nostra vita (Matteo 6:25-34). Questo non significa essere superficiali e leggeri; anzi, quando ci sono dei motivi di tristezza e preoccupazione li portiamo al Signore, e il Signore ci aiuterà ad uscirne (Salmo 73:21-24). Mai come in questi momenti ci è preziosa l’esortazione dell’autore della Lettera agli Ebrei a “correre con perseveranza la gara che ci è proposta fissando lo sguardo su Gesù”(12:2).
All’inizio della giornata, una preghiera, breve ma sentita, può esserci d’aiuto: “Signore, orienta i miei pensieri verso il bene!”.
- Le nostre parole
Se non parlassimo con nessuno, rifugiandoci in uno “splendido isolamento”, in una sorta di contemplazione ascetica, che bene faremmo? A chi? Il Signore ci dà continuamente delle occasioni in cui ci chiede non di rimanere in silenzio (2 Re 7:3-10), ma dire delle parole buone, che facciano del bene, sempre tenendo presente, comunque, che “nella moltitudine delle parole non manca la colpa” (Proverbi 10:19).
Dando per scontato che dalle nostre labbra esca anzitutto “del continuo a Dio un sacrificio di lode” (Ebrei 13:15) e di ringraziamento, vediamo quali genere di parole, dette a proposito e al momento giusto (Proverbi 25:11), dovremmo pronunciare:
- a) verso gl’increduli o gl’indifferenti, parole di testimonianza riguardo alla persona e all’opera del Signore: “Racconta loro quali grandi cose il Signore ti ha fatto e come ha avuto pietà di te” (Marco 5:19). Ma perché le nostre parole siano efficaci, dobbiamo avere un vero amore per Lui e per le persone a cui le rivolgiamo;
- b) verso i credenti:
– parole d’incoraggiamento e consolazione: “Ora, fratelli, vi esortiamo a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli” (1 Tessalonicesi 5:14);
– parole d’esortazione ad “attenersi al Signore con fermo proponimento di cuore” (Atti 11:23), a “perseverare nella fede” (Atti 14:22), e “condursi in modo degno della vocazione” (Efesini 4:1), a progredire in una via che piace a Dio (1 Tessalonicesi 4:1);
– parole d’edificazione: “Se ne avete qualcuna, che edifichi secondo il bisogno, ditela, affinché conferisca grazia a chi ascolta” (Efesini 4:29). Ma queste parole saranno opportune per tutti, anche gl’increduli.
Possiamo aggiungere la nostra preghiera a quella salmista: “Siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore in tua presenza, o Signore” (Salmo 19:14).
- Le nostre azioni
“Chi non fa non sbaglia”. E’ vero? Questo detto popolare, che non trova riscontro nella Scrittura, lascia intendere che un buon modo per non sbagliare è far poco o nulla. Certo, dobbiamo essere scrupolosi, attenti, affinché qualcosa di male non s’insinui in ciò che ci proponiamo di fare, sempre chiedendo al Signore il discernimento necessario. Ma fare poco o nulla per non sbagliare sarebbe paralizzante. Il monito dell’apostolo Giacomo suona severo: “Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato” (4:17).
Paolo ci parla delle “opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10). Dunque, si tratta di discernere queste opere buone, e poi di tradurle in azioni.
Di fronte agli innumerevoli bisogni, con quali criteri agire? Lo stesso apostolo risponde: “Finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10). Non è un criterio di esclusività, ma di priorità. Se il Signore ci mette davanti un’occasione di fare del bene a un incredulo, non possiamo tirarci indietro. Egli ci dice addirittura: “Amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla…” (Luca 6:35).
In che cosa consistono queste opere buone? Ecco alcuni esempi: beneficenza (Ebrei 13:16), prestazione di servizi (Atti 9:39) e di soccorso (Luca 10:33-35), sostegno ai servitori del Signore (Galati 6:6), compagnia e “simpatia” (soffrire insieme a) a chi soffre in solitudine; e, se queste azioni sono in favore di che non conosce ancora il Signore, non mancheremo di accompagnarle con “parole di testimonianza”.
Non dimentichiamo che il Signore Gesù ha detto: “In quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” (Matteo 25:40). Servire il prossimo è anche servire il Signore.
Un’altra breve preghiera prima di iniziare la giornata: “Signore, fammi vedere le opere buone che hai preparato oggi per me, e dammi la volontà e la forza per compierle”.
Una considerazione finale. Non aspettiamo di essere “perfetti in santità” (non lo saremo mai…) per fare del bene. L’impegno nel servizio cristiano ci aiuterà a rimuovere dalla nostra vita tante “scorie”; avremo così meno “tempo libero” per le cose inutili e forse dannose. Questo servizio per il Signore e in favore degli uomini – il bene – ci sarà utile per vincere il male.
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