Vite vuote

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 03-1996

Vite vuote

 Siamo tutti molto preoccupati per gli atti di vandalismo, la violenza, la mancanza di freno, specialmente fra quelli della nuova generazione. E si dice che ciò accade perché le loro vite sono vuote. Molti giovani dicono che la loro vita non ha nessun senso.

Una vita “vuota” può portare a commettere cose orribili, però vi sono persone che hanno una vita vuota, senza senso, ma non commettono violenze.

A questo punto possono sorgere due domande: Dio se ne preoccupa? Chi si prende cura della vita vuota di tante persone? E poi, queste vite vuote possono essere riempite?

Molti dicono di non credere in Dio a causa della confusione che regna nel mondo; se Dio esistesse perché non si occupa di loro? Perché permette tanta ingiustizia e tanto male?

La Bibbia risponde a questi interrogativi. Giovanni, nel suo Vangelo, in ogni capitolo dà una risposta a queste domande.

Se diciamo: “Come posso credere?”, troviamo una risposta alla fine del Vangelo: “Queste cose sono scritte affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio” (20:31). La lettura del Vangelo produce la fede.

Al cap.1 il Signore Gesù è presentato come Dio che si è fatto uomo. Egli è “la Parola”, il Logos; ed è venuto nel mondo “pieno di grazia e di verità”. La pienezza è l’opposto del vuoto. Il v.16 del primo capitolo dice: “È della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto grazia sopra grazia”. La grazia è il perdono immeritato di Dio, è il suo amore, sono le cure che ha per noi. L’Evangelo di Giovanni è pieno di questo amore di Dio che si è manifestato nel nostro Signore Gesù Cristo.

Giovanni Battista indicava il Signore alle folle dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”! “Grazia sopra grazia” come susseguirsi delle onde del mare. La prima onda fu proprio la testimonianza di Giovanni Battista quando presentò il Signore come Colui che doveva regolare la grande questione del peccato. Ma in questo Vangelo si susseguono altre onde di questa grazia abbondante manifestata per mezzo di Gesù Cristo. Troviamo esempi di persone, piene di bisogni, che hanno ricevuto la sua meravigliosa grazia e anche tanti insegnamenti diretti.

Il vuoto del peccato 

Un bellissimo esempio di questa meravigliosa grazia è la storia della donna samaritana (cap.4). Al pozzo di Sichar, il Signore Gesù si sedette per aspettarla. Quanto tempo ha dovuto aspettare noi? La vita di quella donna era davvero vuota: era stanca di andare al pozzo ad attingere l’acqua, stanca del lavoro faticoso, della monotonia della sua esistenza. Aveva cercato di riempire la sua vita, anche dal punto di vista sentimentale, ma anche in questo campo non aveva raccolto che amarezza. Forse pensava che Dio non si curasse di lei.

Aveva avuto cinque mariti. Non sappiamo se  si fossero stancati di lei, o se lei si fosse stancata di loro. Certo non l’avevano soddisfatta e in quel momento aveva un altro uomo, ma non era sposata, come purtroppo oggi avviene così spesso.

Il Signore, un po’ alla volta, la porta a rendersi conto del vuoto che c’è nella sua vita. Non le fa nessuna predica, non la rimprovera, ma le dice soltanto che può riempire la sua vita, che Egli solo ha una pienezza da darle.

Dio è un grande donatore e vuole spandere la sua grazia e il suo amore su ognuna delle sue creature. Ma in che modo può farlo? Molti uomini e donne sono assetati affettivamente e spiritualmente. In che modo il Signore può riempire la loro vita? Egli dice alla donna chi Egli è, e si presenta a lei come la risposta al suo vuoto. Ella sapeva qualcosa del Messia e, a modo suo, pensava che venuto Lui le cose sarebbero andate meglio. A volte anche noi pensiamo che le cose andranno meglio più avanti, quando ci saremo sposati o avremo trovato un altro lavoro,  o quando i nostri figli saranno cresciuti, o saremo in pensione.

Per mettere le cose a posto nella sua vita, il Signore Gesù le dice che Egli è il Messia che sta cercando. “Io che ti parlo, sono lui”. E quando lo riconosce, la donna si rende conto che in Lui c’è la soluzione al suo problema, in Lui c’è il perdono dei peccati commessi. Così, immediatamente assume le vesti di missionaria e va a dire a tutti che aveva trovato uno che le aveva detto le cose che aveva fatte. “Non sarebbe egli il Cristo?”. E alle sue parole una folla viene a vedere il Signore che aveva prodotto un tale cambiamento nella sua vita, che aveva riempito quella vita vuota della sua pienezza.

La Samaritana lo incontrò, lo vide, gli parlò insieme; ma noi come possiamo incontrarlo? Noi lo incontriamo nella sua Parola, mentre leggiamo il Vangelo, e ci accorgiamo, come quella donna, che Egli è in grado di riempire tutto il nostro vuoto.

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza” (Giovanni  10:10). Se vogliamo che la nostra vita abbia un senso, ciò di cui abbiamo bisogno è proprio il Signore Gesù che la Parola ci rivela.

Egli ci aspetta, come aspettava la donna al pozzo di Sichar. Possiamo dire che  ha in serbo per noi “grazia sopra grazia”. Quella grazia sovrabbondante che copre tutti i nostri peccati, è la stessa che opera nella nostra vita quotidiana, che ci soccorre, che sopporta le nostre debolezze e ci aiuta a rialzarci se siamo caduti.

Il vuoto del dolore e del lutto

Molti di noi sanno che la grazia di Dio copre veramente tutti i peccati. Ma quando siamo confrontati col lutto, con le speranze deluse, con la solitudine, con l’incomprensione, un vuoto può formarsi dentro di noi.

Può quella grazia che copre il peccato lenire anche il nostro dolore? Troviamo la risposta nel capitolo 11 di Giovanni.

Le due sorelle Marta e Maria hanno appena perso il loro amato fratello Lazzaro. Oltre al dolore c’è anche un po’ di delusione, perché avevano mandato a chiamare il Signore appena il loro fratello si era ammalato ed Egli aveva tardato a venire. Come mai? Proprio Lui che guariva i malati non era venuto a guarire il suo amico Lazzato! “Signore”, gli dice Marta, “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Era come dire: Perché non sei arrivato prima?

Forse anche noi abbiamo ragionato così quando nella nostra vita è accaduto qualcosa che non ci aspettavamo o che non pensavamo di meritare. Qualcosa che, secondo noi, il Signore avrebbe potuto evitare che ci avvenisse, e non l’ha fatto. Perché?

Il Signore Gesù dà a quelle due sorelle una risposta straordinaria. Esse pensavano che con la morte del fratelo tutto fosse finito, ma il Signore dice: “Io sono la risurrezione e la vita”. Che frase meravigliosa per chiunque si trova davanti alla morte e al dolore! “Io sono la risurrezione e la vita”. E se noi lo crediamo, ci rendiamo conto che la sua autorità è sopra ogni cosa, in questa vita, nel mondo presente e in quello a venire.

Il Signore Gesù può parlare a chi è al di qua della tomba, ma anche a chi vi è dentro; può parlare a Marta e a Maria e al loro fratello morto. Tutti possono udirlo.

Molte volte si sente dire: Per me tutto è finito, specialmente quando si perde la moglie o il marito, o un figlio, o quando in qualche modo i nostri progetti o le nostre speranze sono andate in frantumi. Ma non c’è mai la fine se abbiamo dentro di noi Colui che è la risurrezione e la vita. Non dobbiamo mai dire “E’ tutto finito” poiché la sua grazia e il suo amore riempiono la vita presente e quella futura.

In questa storia c’è tutta la sua potenza: Egli parla e Lazzaro esce dalla tomba; come un giorno, alla sua voce, tutti i morti in Cristo saranno risuscitati. Il Signore sapeva che avrebbe compiuto questo miracolo, eppure quando Egli vede piangere Maria piange anche Lui.

Colui che si era fermato al pozzo di Sichar per incontrare quella donna peccatrice e riempire il vuoto causato dal peccato, piange ora con un’altra donna e riempie il grave vuoto del suo cuore.

Come potrebbe il mondo riempire il vuoto prodotto da una profonda afflizione? Quale conforto il mondo potrebbe dare alla nostra tristezza? Perché appoggiarci sulla consolazione del mondo, che prima o poi ci deluderà, quando ci aspetta la simpatia del nostro Signore? Egli sa che stiamo piangendo ed è pronto a piangere con noi, e a darci l’energia per proseguire con Lui speditamente.

Questa è veramente “grazia sopra grazia”. Queste sono le cure amorevoli di Dio per ognuno dei suoi figli e per chiunque lo cerchi.

Il vuoto della delusione.

Ma c’è un altro campo in cui a volte i credenti provano del vuoto interiore che li rende molto tristi. Ce lo descrive bene l’episodio del capitolo 21.

Presso il lago di Tiberiade, il mare della Galilea, vi sono sette discepoli fra cui Pietro. Hanno passato un periodo meraviglioso col Signore Gesù, hanno visto cose stupefacenti, hanno toccato con mano che Egli è la rissurezione e la vita. Gesù di Nazareth era veramente il Messia che i Giudei attendevano. Poi il Signore muore e sulle loro entusiastiche speranze cala un profondo silenzio.

A volte anche noi passiamo dei momenti meravigliosi in un incontro speciale coi fratelli, oppure a una riunione di studio della Parola, o a un campo biblico; crediamo che per noi, da quel momento, tutto cambierà. Poi torniamo a casa e vediamo che non accade nulla..   Vorremmo poter constatare dei risultati stimolanti, ma non sempre avviene.

Quei discepoli sono molto delusi ed anche un po’ annoiati, perché Pietro all’improvviso dice: “Io vado a pescare”. Sono tornati al punto di partenza. E’ su quelle rive che il Signore li aveva chiamati, ed ora eccoli di nuovo lì, come se niente fosse accaduto, come se gli anni passati col Signore e le meravigliose esperienze fatte fossero caduti nel nulla.

Quante volte capita così anche a noi! Trascorriamo dei momenti straordinari e poi, per un motivo o per l’altro, tutto diventa monotono e forse ci chiediamo se siamo veramente dei credenti!

Ma ecco che, improvvisamente, in quell’atmosfera monotona e malinconica, appare uno sulla riva del lago. Li chiama. “Avete preso del pesce?” domanda loro. C’è molta amarezza nella loro semplice risposta: “No!”. “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete”.

Il Signore, in quel momento, sta ripetendo il miracolo che aveva fatto all’inizio e che possiamo leggere in Luca 5. Il miracolo di quando li aveva chiamati, e che ora rifà, dopo la sua risurrezione dai morti. È come se dicesse: Sono la stessa persona, sono io, Gesù, sempre lo stesso. E quando le reti sono piene, dopo quella notte inutile, Giovanni dice: “E’ il Signore”.

Quando la nostra vita spirituale è in declino, c’è solo il Signore Gesù che grazie alla sua Parola e per mezzo dello Spirito Santo può risollevarci dalla tristezza, dal vuoto, dal senso di inutilità. Solo Lui può farlo.

Molti missionari sono stati delusi. Molti evangelisti continuano a predicare l’Evangelo pur vedendo pochi risultati. Vi sono credenti che si occupano di giovani sbandati e non sempre ottengono i frutti che si aspettano; e si chiedono se il loro servizio per il Signore non sia inutile. Quanti genitori e nonni che hanno pregato per anni per i loro figli e per i nipoti, e non hanno visto risultati. Sembra che le loro preghiere siano state vane. No, non si può sapere. Sta per giungere il giorno meraviglioso in cui il Signore apparirà sulla riva e con stupefacente gioia alzeremo gli occhi e diremo: “E’ il Signore!”. Allora Egli ci mostrerà come sono piene le reti che pensavamo fossero vuote.

Cuori vuoti, vite vuote, reti vuote. Egli può riempire tutto! Colui che attese la donna al pozzo, che pianse con l’altra, che lavorò con i discepoli sconfortati, si presenta a noi affinché il vuoto che c’è nella nostra vita possa essere riempito. Nella sua Persona e nella comunione con Lui troviamo la risposta.

I discepoli lo videro coi loro occhi, e anche noi un giorno lo vedremo faccia a faccia. E allora capiremo perfettamente la verità di quelle parole: “Sono io”, “Io sono la Risurrezione e la Vita”, “E’ il Signore”. Non ci sarà allora più nessun cuore vuoto, nessuna vita vuota. Egli riempirà ogni cosa.

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