di B. Paquien
Ci stupisce sempre il fatto che lo Spirito Santo si serve del linguaggio del nostro vocabolario e di espressioni molto semplici per farci conoscere le “cose profonde di Dio”. In un certo senso, Dio si mette alla nostra portata. Spesso assume caratteristiche umane sebbene la sua natura non abbia nulla di paragonabile alla nostra. Dio è il Creatore, l’uomo una creatura; Dio è infinito, l’uomo è un essere limitato; Dio è onnisciente, l’uomo comprende solo in parte, e con difficoltà, anche le cose semplici. Ma la Parola ci dice che Dio ascolta, che le sue orecchie sono aperte, che guarda e vede.
“Dio vide tutto quello che aveva fatto”
Lo sguardo di Dio sulla sua creazione.
Degli occhi e dello sguardo dell’Eterno è parlato fin nelle prime pagine delle Scritture. Il Dio potente crea tutte le cose e poi le guarda, come fa l’artigiano che vuole verificare che la sua opera sia conforme alla sua volontà, al suo progetto. “Dio vide che la luce era buona” (Genesi 1:4). Separata la terra dai mari, fatta la vegetazione, creati il sole, la luna e le stelle, gli animali acquatici, gli uccelli e le bestie della terra, è scritto che “Dio vide che questo era buono” (1:10, 12, 18, 21, 25). Alla fine, “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono” (1:31). Quest’ultimo sguardo che Dio diede all’opera completa della creazione rivela la sua soddisfazione per il risultato del suo lavoro.
Anche noi siamo meravigliati quando osserviamo da vicino le bellezze del creato. Nel Salmo 139:14 Davide scrive: “Io ti celebrerò perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene”. E’ impossibile non essere colpiti da questa soddisfazione del Dio creatore. La Trinità era impegnata in quest’opera perché è detto: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza”; al plurale, non al singolare. Del Figlio, in particolare, è scritto che “ogni cosa” è stata fatta per mezzo di Lui (Giovanni 1:3), che per suo mezzo Dio “ha pure creato i mondi” (Ebrei 1:2). E pensare che un giorno la creatura si è accanita contro il suo Creatore, ha osato condannarlo a morte e inchiodarlo su una croce!
“Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta”
Lo sguardo di Dio sull’uomo decaduto.
Ma che ne ha fatto l’uomo di tutte le ricchezze che Dio gli ha affidato? Chinando il capo, dobbiamo riconoscere il nostro totale fallimento, sotto tutti gli aspetti.
Dio si rende conto “che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Genesi 6:5). “Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta” (v. 12). Anche i nostri deboli sentimenti umani possono comprendere l’amara delusione e la sofferenza di Colui che aveva “fatto ogni cosa bella al suo tempo”! (Ecclesiaste 3:11). “Il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo” (Genesi 6:6).
Da quel momento Dio decise di sterminare “dalla faccia della terra” l’uomo che aveva creato. Ma nella sua immensa misericordia “Noè trovò grazia agli occhi del Signore”. Era un “uomo giusto” che “camminò con Dio” (Genesi 6:7-9), e ricevette delle istruzioni precise per costruire l’arca per mezzo della quale “poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l’acqua” (1 Pietro 3:20).
“Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo”
Lo sguardo di Dio sul suo popolo e sul suo paese
Ben presto, subito dopo il diluvio, il peccato si è nuovamente manifestato. Purtroppo “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23); ma poiché “il Signore è lento all’ira” – come scrive il profeta Naum – Dio scelse per sé Abraamo, e poi il popolo che discese da lui.
Israele, curvo sotto il duro giogo di Faraone – figura di Satana – grida all’Eterno il quale ascolta e risponde: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto” (Esodo 3:7). L’Eterno aveva previsto per il suo popolo un “paese dove scorre il latte e il miele”, un “paese… sul quale stanno sempre gli occhi del Signore” (Deuteronomio 11:12); in questo paese, dopo averlo liberato, lo introdusse al termine della lunga traversata del deserto.
Negli anni che seguirono, gli Israeliti “disprezzarono il paese delizioso” (Salmo 106:24) e si lasciarono andare ad ogni tipo di abominazione al punto che l’Eterno non li poté più riconoscere come il proprio popolo (Osea 1:9).
“Il Signore osserva la terra per ascoltare i gemiti dei prigionieri”
Lo sguardo misericordioso di Dio sull’uomo peccatore.
Come Israele, ogni essere umano si è allontanato e continua ad allontanarsi da Dio per obbedire a Satana; in questo modo, purtroppo, diventa suo schiavo “perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto” (2 Pietro 2:19).
Così Dio, che “non lascia il colpevole impunito” (Naum 1:3), è costretto a giudicare il peccatore con la morte poiché “il salario del peccato è la morte”. Ma ecco che interviene in grazia inviando il proprio Figlio non solo “ad annunziare la liberazione ai prigionieri, e ai ciechi il ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi”, ma soprattutto a liberare chi si pente e crede dalla sua giusta condanna. E’ stato un atto di amore infinito perché il Creatore ama la sua creatura; Egli “osserva la terra per ascoltare i gemiti dei prigionieri, per liberare i condannati a morte” (Salmo 102:19-20).
“Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”
Lo sguardo di Dio su Cristo.
Dio mandò dunque il Signore Gesù per salvare la discendenza di Adamo; e Lui, da uomo perfetto, ha per così dire rifatto il cammino dell’uomo e ricominciato la sua storia, poiché Adamo è anche una “figura di Colui che doveva venire” (Romani 5:14). Gesù Cristo ha compiuto in tutti i punti l’opera di Dio, e ogni suo passo, ogni sua parola, ogni sua attività hanno glorificato il Padre. Guardando il volto del suo unto (Salmo 84:9), Dio è stato pienamente soddisfatto; per ben due volte ha aperto il cielo per dire: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Matteo 3:17 e 17:5).
Il Signore Gesù ha accettato di “diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21); ha subìto tutto il rigore del giudizio di Dio contro il peccato e ci ha fatti partecipi della grazia divina: “Il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). Gli Israeliti che, morsi da un serpente durante la traversata del deserto, guardavano al serpente di rame fatto da Mosè, scampavano alla morte. Allo stesso modo sono salvati tutti coloro che alzano lo sguardo verso la croce e contemplano con fede il Signore Gesù che espia i loro peccati.
“L’occhio del Signore è su quelli che lo temono”
Lo sguardo di Dio sui riscattati.
Il cristiano vero non ha timore di attraversare questo mondo; il suo solo timore è di dispiacere al suo Dio; ma quale sicurezza gli dà la promessa che “l’occhio del Signore è su quelli che lo temono, su quelli che sperano nella sua benevolenza” (Salmo 33:18)! Quale onore, per coloro che sono stati giustificati dalla sua grazia, sapere che “gli occhi del Signore sono sui giusti” (1 Pietro 3:12) e conoscere Dio come un Padre che ama e che guida i suoi figli: “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare, io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te” (Salmo 32:8)!
Il credente è un membro del corpo di Cristo, la Chiesa, per la quale Cristo ha dato se stesso. Il suo impegno per il Signore dev’essere svolto con serietà e gioia. Se c’è tristezza per l’indifferenza e l’allontanamento dalla Verità, ciò che consola l’anima afflitta è la grazia e la fedeltà di Colui che non può cambiare. Per la sua Chiesa vale la stessa promessa ch’Egli ha fatto anticamente in relazione al tempio: “I miei occhi e il mio cuore saranno lì per sempre” (1 Re 9:3).