La grazia di Dio

di A. M. Behnam

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 02-2008

Dio è il “Dio di ogni grazia” (1 Pietro 5:10). Egli l’ha manifestata all’uomo fin dalla sua caduta: a Adamo ed Eva quando disubbidirono, a Noè all’epoca del diluvio, ad Abraamo e a Davide quando fece loro le promesse, ai malvagi abitanti di Ninive quando si pentirono in seguito alla predicazione di Giona; e poi all’umanità in generale dando la pioggia e il sole sia ai giusti che ai malvagi (Matteo 5:45). Quando poi Cristo, la Parola diventata carne, venne ad abitare in mezzo a noi, piena di grazia e di verità, fu sempre la grazia di Dio a portare “una così grande salvezza” (Ebrei 2:3) a tutti. Questa grazia di Dio è buona, ma soprattutto è una forza potente, e operante e compie tutti i Suoi disegni di grazia che ci riguardano.

La grazia che salva

Prima di tutto questa grazia ci salva. “E’ per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8); la fede nel Signore Gesù Cristo, perché “in lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Efesini 1:7). E se la salvezza è per grazia, non può essere per opere, altrimenti la grazia non è più grazia (Romani 11:6) e Cristo sarebbe morto invano. Ogni pretesa di affermare il contrario sarebbe pervertire il Vangelo e opporsi allo Spirito Santo che dice: “Quando la bontà di Dio nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia” (Tito 3:4-5). Bontà, amore, misericordia sono alcune delle parole che descrivono questa grazia di Dio che è apparsa e ha portato la salvezza a tutti gli uomini.

La grazia che insegna

La grazia insegna. Insegna come vivere in questo mondo. Dice cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo fare; ci parla del positivo e del negativo. Dobbiamo rinunciare “all’empietà e alle passioni mondane” perché non c’è posto per queste cose in coloro che conoscono “la grazia del nostro Signore Gesù Cristo” (2 Corinzi 8:9). Ci insegna anche a “vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo” (Tito 2:11-14).

La grazia è una meravigliosa maestra, e i suoi insegnamenti sono santi e puri. E’ un errore pensare che poiché Dio ci ha fatto grazia possiamo permetterci di essere negligenti riguardo al nostro cammino. E’ esattamente il contrario. L’apostolo Paolo scrive: “Il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia” (Romani 6:14).

Un esempio può aiutare a comprendere la differenza che c’è fra essere sotto la legge e sotto la grazia. Un ricco uomo d’affari fonda un’azienda e assume parecchie persone disoccupate. Nei locali espone bene in vista un elenco di regole che i suoi dipendenti devono rispettare: attenersi agli orari, non compiere atti che possano recare danno, non rubare, e molte altre cose. Dopo qualche tempo, sposa una sua impiegata. Pensate che a casa egli esponga lo stesso elenco per sua moglie? No di certo, in quanto quella donna è entrata in una relazione nuova con lui, e avrà cura delle cose che appartengono al marito non per paura di perdere il lavoro, ma perché lo ama e perché l’azienda ora appartiene anche a lei.

Noi siamo oggi consapevolmente, per lo Spirito Santo sparso nei nostri cuori, nella meravigliosa relazione di figli col Padre. Per bocca di Paolo, lo Spirito dice: “Abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio” (Romani 5:2). In altre parole, essendo salvati per grazia, mediante la fede, entriamo in un rapporto con Dio che è regolato dalla sua grazia. Questa speranza non è un vago desiderio; la speranza nella Parola di Dio fa riferimento alle sue promesse che non possono venir meno e delle quali aspettiamo pazientemente la realizzazione, sapendo che “la speranza non delude” (Romani 5:5).

Anche l’apostolo Pietro scrisse testimoniando della “vera grazia di Dio”, nella quale stiamo saldi (1 Pietro 5:12). La grazia ci dice di avere in noi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù (Filippesi 2:5). Veramente la grazia è un’insegnante dolce, ma molto efficiente!

La Bibbia ci avverte di due modi nei quali possiamo offendere la grazia di Dio:

– pretendendo di aggiungere qualcosa ad essa, e la Parola considera questo come annullare la grazia di Dio; quelli che fanno così sono “separati da Cristo” e “scaduti dalla grazia” (Galati 5:4).

– volgendola in dissolutezza (Giuda 4) o usandola come un’opportunità per la carne. La grazia di Dio ci presenta il contrario: “ci insegna a rinunziare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo”. Questa grazia ci porta ad un livello elevato, mentre aspettiamo “la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù”. Essa compie la sua opera meravigliosa in noi attirando i nostri cuori verso il Signore, che “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tito 2:12-14).

Non meravigliamoci se siamo esortati a crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo perché le due cose sono legate (2 Pietro 3:18).

La grazia che è sufficiente

Essa ci rende adatti al servizio. L’apostolo Paolo diceva ai santi di Roma che aveva ricevuto grazia e apostolato per condurre i Gentili all’ubbidienza della fede (Romani 1:5). E ai Galati diceva che Dio lo aveva chiamato tramite la sua grazia a predicare Cristo fra i Gentili (1:15-16). Dio non si limitò a chiamarlo con la sua grazia, ma la stessa grazia lo rese capace di compiere saggiamente l’opera sua ponendo il fondamento sul quale altri avrebbero edificato (1 Corinzi 3:10). Inoltre, Paolo stesso dice di non essere degno di essere chiamato apostolo, ma per la grazia di Dio era quello che era. Fortunatamente, aggiunge che ha fatto uso della grazia che gli è stata data, svolgendo un grande lavoro e testimoniando che la grazia di Dio era con lui (1 Corinzi 15:9-10).

Allo stesso modo egli esorta i credenti di Roma a far uso dei vari doni che avevano ricevuto secondo la grazia accordata loro (Romani 12:6). Infatti egli dichiara che, se poteva parlar loro così, era solo in virtù della grazia che gli era stata data (12:3). Infatti, verso la fine della lettera dice loro che aveva scritto loro “arditamente” su alcuni punti, e questo a motivo della grazia accordatagli da Dio (15:15). Non c’era quindi motivo di vantarsi. Chi si gloria si glori nel Signore.

La grazia per donare

Inoltre, questa grazia è il vero motivo per donare ai nostri fratelli. I capitoli 8 e 9 della seconda Lettera ai Corinzi ci insegnano molte lezioni pratiche sull’argomento del donare. Paolo inizia facendo riferimento alle chiese della Macedonia. Dice ai Corinzi benestanti che i santi della Macedonia erano molto poveri materialmente e che stavano attraversando un periodo di grande afflizione. Nonostante ciò avevano dato volenterosamente, al di là delle proprie possibilità, implorando l’apostolo di accettare il loro dono. Qual era il segreto? Il primo versetto ci dice che era la grazia di Dio sparsa su di loro.

La grazia può fare di noi dei donatori allegri. Se veramente conosciamo e apprezziamo la grazia del nostro Signore Gesù Cristo, che essendo ricco si è fatto povero per arricchire noi, allora diventeremo anche noi come i fratelli della Macedonia.

La grazia sufficiente nelle prove

A nessuno piace la malattia ed è normale pregare per esserne liberati. L’apostolo Paolo lo fece e perseverò nella preghiera finché il Signore non gli rispose, dicendogli che la sua grazia gli bastava in quella situazione, e che la grazia di Dio sarebbe stata sperimentata in modo più perfetto attraverso quella malattia. Perciò Paolo poté rallegrarsi e a compiacersi non solo nella debolezza, ma in tutto ciò che sarebbe potuto accadere: ingiurie, necessità, persecuzioni, angustie (2 Corinzi 12:8-12).

Infine, l’apostolo Pietro dice di predisporre la nostra mente alla sobrietà, e di sperare fino alla fine nella grazia che ci sarà recata “al momento della rivelazione di Gesù Cristo” (1 Pietro 1:13).

Che cose meravigliose! C’è grazia dall’inizio alla fine. Prima quella che ci ha salvato, più grande dei nostri peccati, poi quella che ci insegna a vivere, a servire, a donare, a sopportare le prove. Per essa stiamo saldi, aspettando il Signore. Passato, presente e futuro. Veramente la grazia è il suono più dolce che sia mai giunto ai nostri cuori. Lodato sia Dio, il Dio di ogni grazia!