di Alfredo Apicella
Giovanni 8:32, 36
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 12-2009.
La libertà ha un valore inestimabile. In ogni tempo per la libertà si sono fatte guerre e ci sono stati martiri. Tutti vorrebbero poter esporre liberamente le proprie idee, potersi curare, istruire, muovere senza limitazioni…. L’essere umano è fatto per vivere libero, ma la libertà va ben compresa e soprattutto ha dei limiti.
I limiti della libertà
Non è libero chi non tiene conto di Dio e delle Sue leggi, scritte nella coscienza di ognuno e chiaramente esposte nella Bibbia.
Non è libero chi respinge ogni regola morale e dà sfogo alle proprie passioni.
Non è libero chi rifiuta di sottomettersi ad ogni autorità, di contravvenire alle leggi vigenti, e pretende di vivere nel mondo facendo ciò che gli pare, senza tener conto delle esigenze e dei diritti degli altri.
Non è libero chi evita deliberatamente di esercitare un controllo sull’orgoglio e sull’egoismo della propria natura, e di mettervi un freno.
La libertà ha dunque dei limiti ben precisi.
Dio, si dice spesso, non ha fatto di noi degli automi, dei robot. Certo, nella maggioranza delle situazioni della vita l’uomo è libero di operare le proprie scelte, ma laddove Dio ha espresso il suo pensiero nessuno è libero di contrapporre la propria volontà a quella di Dio. Se Dio ci ha creati capaci di operare delle scelte, di decidere fra il bene e il male, non ci ha autorizzati a scegliere il male trasgredendo i suoi ordini. Adamo era libero, ma solo nel senso che era in grado di decidere se ubbidire a Dio o a Satana. Adamo doveva ubbidire a Dio. Poteva scegliere liberamente di mangiare il frutto di un albero piuttosto che di un altro fra quelli che Dio aveva messo a sua disposizione, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non doveva mangiane perché Dio gli aveva ordinato di non mangiarne. Se fosse stato veramente libero di operare, in ogni campo, le sue scelte come gli pareva meglio, il mangiare il frutto proibito non avrebbe costituito una trasgressione. Invece, purtroppo, è avvenuto così. Aver dato ascolto a Satana, ignorando l’ordine di Dio, ha prodotto conseguenze disastrose per lui e per tutta l’umanità.
Se si commette il peccato, se si offende Dio, danneggiando se stessi e gli altri, si diventa schiavi, perché “chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34).
“Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva… amando il Signore tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui” (Deuteronomio 30:19-20).
Dio non dice: Fa’ quel che ti pare.
Lo stesso “ravvedimento”, o pentimento, che deve precedere la fede e che è il primo passo della conversione in vista della salvezza, non è facoltativo, non è lasciato alla discrezione di ognuno, ma è un preciso ordine di Dio: “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell’Uomo ch’egli ha stabilito” (Atti 17:30-31).
La vera libertà è opera di Dio
A questo punto, è inevitabile una riflessione: dal momento che, chi più chi meno, siamo tutti peccatori, chi è “libero” nel vero senso della parola? La risposta la dà il Signore stesso: “Se perseverate nella mia parola… conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi… Se il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giovanni 8:31-36). Allora comprendo che la vera libertà è opera di Dio.
La condanna di Dio che grava su ogni peccatore, quindi su ogni essere umano, è la più grande delle schiavitù. Per questo l’opera d’amore di Dio per le sue creature incomincia proprio di lì: liberarci dalla sua condanna, perdonandoci i peccati.
Quando io credo che Gesù Cristo ha pagato sulla croce per i miei peccati e ne ha subito la condanna, la Parola mi garantisce che Dio mi perdona e cancella tutte le mie colpe. Questa è la più grande delle liberazioni. Questo è essere veramente liberi! Liberi di amare Dio e di servirlo; liberi dal dominio del peccato sui nostri pensieri e sui nostri comportamenti. Liberi anche dal timore della morte, perché il credente sa che dopo la morte non incontrerà il giudizio di Dio, ma sarà introdotto nella Sua casa in qualità di figlio. Gesù Cristo, scrive la Lettera agli Ebrei, si è fatto uomo “per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte (meglio: della morte), cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita” (2:14-15).
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