di Michael Vogelsang
Eliseo, il profeta della grazia, in alcune situazioni è una figura del Signore Gesù, Colui per mezzo del quale grazia e verità sono giunte fino a noi (Giovanni 1:17). In questa situazione, il gruppo di persone che sono identificati come i discepoli dei profeti, possono raffigurare i discepoli del Signore, non solo quelli che Lo hanno accompagnato durante il Suo ministerio su questa terra, ma anche tutti coloro che Lo hanno seguito successivamente. Vorrei considerare due esperienze di Eliseo con i discepoli dei profeti e farne un’applicazione per noi credenti nel nostro cammino con il Signore.
La minestra risanata (2Re 4:38-41).
Eliseo e i discepoli dei profeti si trovano a Ghilgal, un luogo che nella Scrittura ci parla spiritualmente con un’accezione positiva del giudizio di noi stessi, ma vi era comunque la carestia. È possibile trovarsi “nel luogo giusto” e nonostante tutto provare che cosa sia la carestia? Si, è possibile. Potrebbe essere a causa nostra, o una prova da parte di Dio, oppure entrambe le cose. Come reagire in questo tipo di situazione? Ci sono alcuni esempi nella Scrittura che ci mostrano come uomini e donne di fede abbiano reagito. La soluzione più semplice è quella di fuggire dal luogo dove siamo. È quello che fece Abraamo durante la carestia: fuggì in Egitto (Genesi 12). Ad un certo momento, tornò indietro, ma riportò con sé numerosi problemi che lo avrebbero accompagnato per il resto della sua vita. Troviamo anche la soluzione di Elimelec e della sua famiglia, che si trasferirono a Moab, credevano semplicemente per un breve periodo, ma divennero dieci anni e tutti gli uomini della famiglia morirono (Rut 1).
Che cosa fecero quindi i discepoli dei profeti? L’unica cosa giusta da fare! Rimasero dove erano e si misero seduti davanti ad Eliseo. L’applicazione per noi cristiani è semplice; rimanere in semplice attesa nel luogo dove il Signore ha promesso la Sua presenza. Eliseo disse ad uno dei suoi servitori: “metti la pentola grande sul fuoco”. Chiedendo di mettere una pentola grande sul fuoco, era forse inconsapevole del grave momento di carestia nel quale si trovavano? Probabilmente era già abbastanza difficile riempire una piccola pentola, perché alcuni potessero ricevere del cibo. No, la fede confida che Dio possa provvedere sufficientemente per tutti e quindi è sempre alla ricerca di grandi pentole. Quando ci raduniamo per il ministerio della Parola, ci presentiamo con una grande pentola fiduciosi che il Signore riempia ognuno di noi con la Parola, e che essa possa soddisfare l’intera comunità. La Sua Parola ha una tale ricchezza da provvedere ai bisogni di tutti.
Ma un problema sorge: uno di loro andò fuori nei campi per racimolare del cibo. Lo fece di sua iniziativa, senza aver ricevuto nessun ordine da parte di Eliseo e senza neanche domandare se lo poteva fare. Eliseo aveva chiesto di farlo solo ed esclusivamente al suo servo. Colui che andò, così come tutti gli altri, possono essere paragonati ad un giovane nella fede o un credente immaturo spiritualmente con poco discernimento. Del cibo che riportò è detto: “non si sapeva che cosa fossero”, sembrava commestibile e l’ha messo nella pentola senza pensare che sarebbe potuto diventare un problema. Oggi esiste una vasta area dove è possibile trovare ogni sorta di “cibo spirituale” in internet, letteratura, registrazioni audio o video messaggi. Potremmo trovarlo interessante ed essere tentati di collezionarne alcuni e metterli nel pentolone. Il nemico non presenta un insegnamento sbagliato in modo tanto evidente che tutti lo possano notare, ma un pochino per volta. Tuttavia il risultato è che vi si troverà la morte nel pentolone e questo influenzerà in modo negativo la vita spirituale dei credenti.
Quando essi realizzano tutto questo, fanno l’unica cosa giusta da fare: gridare al profeta! Si rivolgono a colui che in figura ci parla del Signore Gesù e che poteva avere la soluzione del problema.
Eliseo chiese che gli venisse portata della farina. Essa ci parla in figura di Cristo. In modo particolare della Sua perfetta umanità. Essere occupati della benedetta persona del Signore Gesù, è la maniera migliore per essere radicati nella verità, in modo da non essere trascinati via da strane dottrine che non hanno niente a che fare con Cristo. Dopo questo, il cibo che Eliseo pone davanti ai discepoli dei profeti non ha più nulla di cattivo (la morte) ma era buono e nutriente.
La scure ritirata dal Giordano (2Re 6:1-7)
Ci troviamo adesso in una situazione completamente diversa dalla precedente. Non vi è più la carestia, anzi l’Eterno ha benedetto i discepoli dei profeti al punto che il luogo dove essi si riunivano cominciava ad essere troppo stretto. Ebbero un’idea di come risolvere il problema: andare al Giordano, dove potevano tagliare del legname per costruire un locale idoneo alle loro nuove esigenze. L’iniziativa è una loro propria idea, maturata indipendentemente e successivamente esposta al profeta Eliseo. Potrebbero esserci situazioni per noi, dove il Signore ha agito e ci ha benedetto, al punto che alcuni cambiamenti potrebbero essere necessari ed è certamente una cosa buona se abbiamo idea di come questo debba essere fatto. Dobbiamo essere però attenti a non agire in maniera indipendente dal Signore. I discepoli dei profeti esposero il loro progetto ad Eliseo e rimasero in attesa della sua risposta. Una volta ottenuta la sua autorizzazione, erano liberi di poter andare.
Ma non fecero questo, in quanto, almeno uno di loro, ebbe un’ulteriore richiesta, desiderando che Eliseo andasse con loro. Quanto è bello se non solo ricerchiamo l’autorizzazione del Signore per quello che dobbiamo fare, ma desideriamo la Sua presenza e comunione durante il nostro servizio. Questa sarà una reale benedizione in qualsiasi cosa noi facciamo per l’opera del Signore.
I discepoli dei profeti, possono essere anche visti come i credenti più giovani che vogliono con loro un servitore più anziano (Eliseo). È bello se i servitori più giovani, non solo domandano a quelli più anziani suggerimenti, ma che desiderino averli con loro nell’impegno che si sono assunti. Questo si dimostrerà una grande benedizione. Sicuramente Eliseo non andò per abbattere alberi. Vi sono delle aree, nel servizio per il Signore, dove la forza e l’energia dei più giovani è essenziale, ma con il proseguire del lavoro potrebbero ritrovarsi a fronteggiare dei problemi dove le precedenti caratteristiche non sono più essenziali e vi è bisogno di saggezza ed esperienza, ed ecco dove uno come Eliseo, “un padre in Cristo” può dare dei buoni suggerimenti.
Come nell’episodio precedente, anche qui improvvisamente sorge un problema: “Mentre uno di loro abbatteva un albero, il ferro della scure gli cadde nell’acqua. Perciò egli cominciò a gridare: Ah, mio signore! L’avevo presa in prestito”(4:5). La prima reazione fu: “Ah, mio signore”. Che bello sapere a chi possiamo rivolgerci quando nella nostra vita sorgono dei problemi nel servizio per il Signore o in qualsiasi altra attività di tutti i giorni.
Egli aveva perso il ferro della scure che aveva preso in prestito. Vorrei fare due applicazioni riguardo a questo punto, esse potrebbero sembrare l’una il contrario dell’altra, ma in senso spirituale entrambe risultano vere:
Da un primo punto di vista tutti noi lavoriamo con delle scuri prese in prestito. Ogni dono ed abilità che abbiamo proviene dall’alto. Siamo grati per i credenti che hanno servito prima di noi svolgendo un valido lavoro, permettendoci di costruirvi sopra. Abbiamo imparato molto dagli insegnamenti del passato che ci hanno aiutato nel comprendere le Scritture in modo che noi oggi le possiamo insegnare ad altri. Tutto questo dovrebbe mantenerci umili e se lo dimentichiamo potremmo perdere il ferro della nostra scure, potremmo essere in grado di fare ancora molto rumore nei boschi, sebbene con il solo manico della scure, ma questo non sarebbe più per il Signore. Paolo chiarisce come sia insensato dimenticare che qualunque cosa che abbiamo provenga dal Signore, non è nostra e tantomeno non è qualcosa della quale noi dovremmo esserne orgogliosi: “infatti, che ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto” (1 Corinzi 4:7).
Da un secondo punto di vista sarebbe sbagliato se noi lavorassimo solo con scuri prese in prestito, infatti è come se le cose che abbiamo imparato non diventassero mai personalmente nostre rimanendo così delle esperienze utilizzate già da altri. In altre parole è come se non avessimo mai calcato queste verità con la suola del nostro piede: “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè” (Giosuè 1:3). Potremmo essere anche molto abili nel ripetere le cose che abbiamo sentito, ma non vi troviamo la potenza dello Spirito del Signore. Come già menzionato in precedenza, in questo caso l’unico aiuto che possiamo ottenere è rivolgerci al Signore gridando: “Ah mio signore!”.
Segue un dialogo interessante. Eliseo domandò: “dov’è caduta?” ed il discepolo del profeta gli mostrò il luogo. In questo caso il Signore ci vuole mostrare dove tutto ha avuto inizio. È iniziato forse quando hai dimenticato che tutto quello che hai è un dono e niente di cui essere orgoglioso? Oppure quando hai iniziato a renderti conto che tutte queste cose erano in prestito e non le avevi ancora fatte proprie? Probabilmente nel primo caso dovrai ammettere che è stato quando le persone hanno iniziato a lodarti per il tuo ministerio, oppure quando hai quantificato quelli che ti seguono su internet al punto di diventare orgoglioso ed indipendente. Nel secondo caso tu realizzi che non vi è potenza nel tuo ministerio ed è qualcosa che tu non possiedi personalmente. Ancora una volta dobbiamo evidenziare la differenza, fra insegnare delle cose e farle realmente nostre.
Quale fu la risposta in quel momento? Eliseo tagliò un pezzo di legno che gettò nello stesso luogo dove il ferro della scure era caduto che “fece venire a galla il ferro”. Il pezzo di legno ci parla della croce di Cristo, tutti i problemi appena menzionati devono essere portati sotto la Sua croce, dove realizziamo che siamo morti con Lui. Non esiste alcun motivo di essere orgogliosi e solo con questo atteggiamento potremmo essere utilizzati in molti modi per essere una fonte di benedizione. In ogni cosa che facciamo non dobbiamo mai perdere di vista la croce.
Il miracolo fatto da Eliseo permette al ferro della scure di venire a galla. È interessante notare che esso non piombi dalle profondità dell’acqua direttamente nelle mani del giovane, infatti Eliseo gli dice: “Prendilo. Quello stese la mano e lo prese”. Se vogliamo essere utili per il Signore, dobbiamo essere capaci di accettare la riprensione che ci fa (probabilmente a volte tramite altre persone se esse sono basate sulla Scrittura). Non dobbiamo offenderci e certamente non dobbiamo considerare un rimprovero da parte del Signore come una giustificazione per rinunciare ad un servizio. Una volta imparata la lezione dobbiamo prendere il ferro della scure e tornare al lavoro.
In questo troviamo un bell’esempio nell’apostolo Pietro. Il momento in cui pensò che non avrebbe mai rinnegato il Signore è quando perse il ferro della sua scure e questo divenne evidente nel momento in cui nel giardino compì quest’atto. Ma in Giovanni 21, quando fu ristabilito dal Signore, riottenne il ferro della sua scure e lo prese. Nel libro degli Atti vediamo come venne utilizzato per la benedizione di molti e per la gloria del suo Signore.
Tradotto e adattato da Scripture Truth 04-2021