Cesare Casarotta – Marzo 2020
Marzo 2020. Ore 18.00. Ormai la conferenza stampa del capo della protezione civile e dei rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità, è diventata un triste appuntamento quotidiano nell’epoca del coronavirus. Si parte sempre con il bollettino. Si inizia con il numero dei guariti, poi i nuovi contagiati e infine i morti. Sì, i morti. Ogni giorno i dati aumentano. E la curva è in crescita… stiamo aspettando il picco. Quando si parla dei morti, ci si affretta subito a fare delle precisazioni. Si stratifica per età, evidenziando l’elevata percentuale di anziani deceduti, quindi ulteriore e doverosa precisazione: molti di loro erano affetti da gravi patologie pregresse. Salvo poi dover riconoscere pubblicamente che di coronavirus si muore.
In ogni caso si cerca di dare qualche segnale rassicurante che possa arrivare in modo distinto alla popolazione.
Sei giovane? Non ti preoccupare, muoiono solo gli anziani e i malati.
Sei sano? Stai tranquillo per te vale quanto scritto al punto precedente.
In ogni caso poi, diamoci tutti una sana iniezione di ottimismo: #andràtuttobene, alla fine ne verremo fuori!
In questo modo gli uomini cercano, in un momento oggettivamente strano e difficile, di allontanare il pensiero della morte, del dolore, delle restrizioni, delle privazioni con un motto di speranza per il futuro. Se diciamo che #andràtuttobene, implicitamente stiamo dicendo che oggi le cose non stanno andando bene. Per niente.
Siamo in una nazione con record di contagi conclamati. Per numero di morti, in valore assoluto, al momento, siamo secondi solo alla Cina. In alcune regioni gli ospedali sono al collasso, il sistema paese rischia di tracollare se lo spread continua a salire, visto che anche come debito pubblico siamo sul podio.
Questi giorni ci insegnano che non governiamo nulla, che non siamo padroni di nulla, che le cose che abbiamo ci possono essere tolte in un attimo.
La concomitanza di pandemia, crisi economica globale, restrizione delle libertà personali è qualcosa di tangibile, non possiamo ignorarlo. Lo stiamo vivendo ed è un cocktail micidiale. Questa combinazione di fattori peraltro potrebbe prefigurare scenari apocalittici, sì, apocalittici nel senso letterale del termine, cioè narrati nel libro dell’Apocalisse nella Bibbia. Non andiamo oltre per il momento, non facciamo i visionari, ma osserviamo con attenzione, ricordandoci che il mondo nel quale viviamo sarà giudicato! Non sono storielle, racconti simbolici o leggende. Un giorno dei terribili giudizi si abbatteranno sulla Terra.
Ciò che stiamo vivendo ritengo sia al momento solo una pallidissima rappresentazione di ciò che potrà avvenire in futuro.
Torniamo al presente. Una profonda riflessione si impone. Torniamo al titolo: “Era affetto da grave patologia pregressa”. Si sta parlando di qualcun altro, o di noi? Risposta immediata: di qualcun altro! Noi siamo vivi e siamo qui! Certo, fisicamente è vero, ma spiritualmente? Siamo morti! “morti nelle colpe e nei peccati” (Lettera agli Efesini 2:1). Morti a causa del peccato. Peccato, una parola a cui non attribuiamo più senso, che ha perso valore, in una società dove si distingue con difficoltà il bene dal male, dove non esistono una verità e una morale universalmente accettate. Una società dove relativismo ed esistenzialismo sono le filosofie imperanti. Determino io ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Sono come sono e devo esprimere ad ogni costo ciò che sono. Io… Io… Io… e Dio? Dio è come se non ci fosse, se non esistesse, se non dipendessimo da Lui. L’uomo si autodetermina, non si sottomette a un Dio che non riconosce come Creatore e quindi non può avere come Padre e vive in aperta opposizione a Lui e ai suoi principi. Questo è il peccato nel senso più profondo. A cosa porta il peccato? Alla morte. “Il salario (cioè la conseguenza) del peccato è la morte” (Lettera ai Romani 6:23).
Che cosa si vuol dire? Che siamo tutti affetti da grave patologia pregressa. Da quando? Dalla nascita. Il salmista si esprimeva in questi termini “Ecco io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato” (Salmi 51:5). Ѐ molto duro, è un pugno allo stomaco, ma spiritualmente e fisicamente gli uomini sono tutti malati terminali che, non è un gioco di parole, non conoscono il termine della propria vita.
C’è speranza per malati terminali? Sì, c’è speranza! Se il salario del peccato è la morte, il versetto della lettera ai Romani citato sopra si conclude in questo modo: “il dono di DIO è la vita eterna in Cristo Gesù” (Lettera ai Romani 6:23).
Come è possibile? Dio è amore. Come ha manifestato il Suo amore? “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché, per mezzo di lui vivessimo” (Prima lettera di Giovanni 4:10). Sì, abbiamo capito bene: Dio, in Cristo, è venuto a portare vita dove regnava la morte. Come ha fatto? “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (Prima lettera di Giovanni 4:11). Ѐ stata necessaria la morte di Cristo, la morte sulla croce, dove ha sopportato il giudizio di Dio sul peccato e ha pagato le colpe di tutti coloro che riconoscono la propria condizione di peccatori. Non solo Cristo è morto, ma ha vinto la morte, è risuscitato ed è vivente. Questo è il fondamento della fede cristiana. Questo è il vero rimedio per i malati terminali.
Queste settimane di pausa forzata, devono diventare un momento di grandi riflessioni e di decisioni. Riflessioni e decisioni sulle cose importanti. Su quelle cose che non hanno impatto solo su questa vita, ma hanno una dimensione eterna.
Sei giovane? Sei affetto da grave patologia pregressa. Rifletti oggi sulla tua posizione di peccatore davanti a Dio, considera il dono del Suo Figlio, accetta Cristo come Salvatore.
Sei sano fisicamente? Sei affetto da grave patologia pregressa. Rifletti oggi sulla tua posizione di peccatore davanti a Dio, accetta Cristo come Salvatore.
Sei anziano, debole, malato? In questi giorni in qualche modo il valore della tua vita può essere stato svilito da espressioni del tipo “era anziano…”, “era gravemente malato…”. La tua vita ha un immenso valore agli occhi di DIO, lo stesso valore che ha la vita dei giovani, dei sani, dei forti: il valore “del prezioso sangue di Gesù Cristo”. Sei affetto da grave patologia pregressa, non quella che sopporti nel tuo fisico già provato, ma una ancora più grave: il peccato. Rifletti oggi sulla tua posizione di peccatore davanti a Dio, accetta Cristo come Salvatore.
Andrà veramente tutto bene? Ne usciremo? Ѐ’ possibile che si ristabiliscano condizioni che noi definiamo normali, quelle ante-coronavirus, ma per chi è senza Dio non andrà tutto bene. Non andava bene prima e non andrà bene neanche in futuro. Chi è senza Dio ha una strada segnata: la morte e il giudizio! “…è stabilito che gli uomini vivano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Lettera agli Ebrei 9:27).
Ma grazie siano rese a Dio, e solo a Lui, che esiste un’alternativa meravigliosa: “In verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Vangelo di Giovanni 5:24). Se credi all’opera di salvezza in Cristo allora #andràtuttobene, perché #nomorte, #nogiudizio, ma #vita, #vitaeterna.
Caro amico che leggi “Preparati ad incontrare il tuo Dio”. Riconosciti il tuo stato di peccato, accetta Cristo e la sua opera in croce come mezzo di salvezza. Così non lo incontrerai come Giudice, ma come Salvatore!
Non rifiutare il dono di DIO!
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