di Ernst-August Bremicker
Miriam, la sorella di Mosè, è menzionata parecchie volte nella Bibbia, e attraverso di lei possiamo ricevere dei preziosi insegnamenti.
La custode di Mosè
L’applicazione per noi è evidente. Davanti a tutti noi esiste un campo d’azione immenso, anche per le giovani sorelle. Alcuni potrebbero domandarsi: “che cosa posso fare per il Signore?”. Miriam è un incoraggiamento per tutti noi a guardarsi intorno e prendersi cura di coloro che sono deboli o che hanno bisogno di sostegno e affetto. Nei nostri giorni i bisogni sono molti e variegati. Possiamo pensare ai bisogni spirituali ma anche a quelli materiali. Forse il Signore vuole che tu aiuti gli altri, ci sono genitori nella tua assemblea locale che sarebbero più che felici se qualcuno gli desse una mano? Conoscete famiglie di missionari che hanno bisogno di aiuto pratico? In molti casi non è necessario un dono spirituale per concedere questo tipo di aiuto, è solo necessario aprire i nostri occhi ed avere un cuore disponibile. Se solo ci fossero più Miriam in mezzo a noi!
Una conduttrice nella lode e nel ringraziamento
Quando giungiamo al capitolo 15 dell’Esodo, sono trascorsi molti anni dal momento in cui la giovane Miriam si era presa cura del fratellino. Molti eventi significativi erano avvenuti ed il lungo periodo di schiavitù in Egitto era terminato. Il popolo di Dio era uscito dalla “casa di schiavitù” (Esodo 13:3) ed avevano ottenuto la liberazione attraversando il Mar Rosso. Miriam era ormai una donna matura e la troviamo sulla riva del mare al sicuro con il resto del popolo. Tutti hanno sperimentato la grande potenza salvifica di Dio, avevano attraversato il mare mantenendo asciutti i loro piedi, mentre il nemico era annegato. Avevano assistito ad una grande liberazione che rappresentava una reale occasione per innalzare il meraviglioso canto di lode e di ringraziamento che troviamo in questo capitolo.
Il versetto 1 di questo capitolo ci dice che Mosè ed i figli d’Israele cantarono questo cantico all’Eterno. Successivamente leggiamo che: “Maria (Miriam), la profetessa, sorella d’Aaronne, prese in mano il timpano e tutte le donne uscirono dietro a lei, con timpani e danze” (Esodo 15.20). Fu Miriam che incoraggiò le donne a cantare e lodare l’Eterno, rappresentando ancora una volta un bellissimo esempio per tutti noi. Paolo esorta i Colossesi ad istruirsi ed esortarsi gli uni gli altri, ma aggiunge che dovrebbe essere fatto con “salmi, inni e cantici spirituali” (Colossesi 3:16) cantando di cuore a Dio. Esiste una buona ragione per cantare al Signore, lodarLo, ringraziarLo ed adorarLo, la nostra salvezza è ancora più grande di quella ottenuta dal popolo d’Israele. Oltretutto non siamo solo stati salvati ma siamo benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti. Che benedizione se troviamo alcuni come Miriam capaci di motivare gli altri a cantare al Signore.
Miriam aveva un cuore riconoscente ed espresse la propria gratitudine cantando e lodando. Anche questo è un bellissimo esempio, una cosa è essere riconoscenti e un’altra esprimere la nostra riconoscenza, e questo non dovrebbe essere realizzato solo quando ci ritroviamo insieme ma anche nelle nostre vite private. Davide ha dichiarato: “Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca” (Salmo 34:1). Il Signore è in attesa che noi Lo lodiamo e onoriamo e vuole utilizzarci per incoraggiare altri ad iniziare a cantare a Lui e portarGli gloria.
Profetessa
Il versetto 20 del capitolo 15 dell’Esodo ci dice che Miriam era anche una profetessa, la prima donna nella Bibbia con questo titolo. Un profeta è qualcuno che parla per conto di un altro. Nella maggioranza dei casi è Dio che rivolge un messaggio al Suo popolo attraverso un profeta, ma in alcuni casi il profeta parla a Dio per conto di altri (Genesi 20:7; Esodo 7:1), troviamo entrambe queste funzioni in Samuele. Dio si servì di lui per parlare al popolo d’Israele e allo stesso modo Samuele intercedette per il popolo davanti a Dio (1 Samuele 7:2-9). Non sappiamo esattamente che cosa Miriam abbia fatto come profetessa, ma Dio poteva usarla. Può Dio utilizzarci allo stesso modo? Siamo in grado di essere i portavoce di Dio davanti agli altri? Siamo pronti a pregare e intercedere per i nostri fratelli, sorelle e giovani?
La profezia copre un’area molto ampia. Paolo ci invita a non trascurare di “ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia” (1 Corinzi 1:14). Nell’ambito delle nostre assemblee, questo ha un significato molto chiaro riferendosi solo ai fratelli, in quanto le donne devono stare in silenzio durante le riunioni: “non è loro permesso di parlare” (1 Corinzi 14:34), non esiste nessuna eccezione a questa regola. Tuttavia, in alcune circostanze private, esistono per le sorelle opportunità per esprimere una parola profetica. Consideriamo, ad esempio, le quattro figlie vergini di Filippo l’evangelista, le quali tutte e quattro profetizzavano (Atti 21:9). Le madri possono essere profetesse con i loro figli. Generalmente esistono molti modi in cui le sorelle possono seguire l’esempio dato dalle donne pie di un tempo (1 Pietro 3:5-6) in modo da essere esse stesse esempi di virtù che dovrebbero contraddistinguere ognuno di noi.
Mormorii contro Mosè
Quando giungiamo a Numeri 12, sono trascorsi ancora una volta molti anni. Dio li aveva condotti attraverso molte esperienze difficili dove sicuramente si erano anche aiutati l’uno con l’altro, ma all’improvviso ecco sorgere una grave disputa, che vede Miriam ed Aaronne da una parte, e Mosè dall’altra, creando una frattura nel loro rapporto. Mosè aveva preso una moglie che non apparteneva al popolo d’Israele (Numeri 12:1). Sicuramente questo non aveva fatto piacere a Dio, ma nella Scrittura non troviamo nessun rimprovero mosso da Dio riguardo al Suo servitore, però leggiamo che Miriam ed Aaronne parlarono contro il fratello. Il fatto che il nome di Miriam venga menzionato per primo ci induce a pensare che sia stata lei a prendere l’iniziativa nel criticare Mosè. Le parole che Miriam ed Aaronne rivolgono a Mosè nel versetto 2, suggeriscono che alla base del loro rimprovero ci fosse qualcosa di più del fatto che il loro fratello avesse preso quella donna come moglie. Era invidia? Trovano difficile che Dio avesse scelto Mosè come condottiero?
In ogni caso, Dio è dovuto intervenire per rimproverare Miriam ed Aaronne con un giudizio severo. Miriam diventa lebbrosa, ed è solo per l’intercessione dell’umile fratello Mosè, che fu guarita dopo sette giorni.
Siamo sempre un esempio per gli altri, sia nel modo giusto che sbagliato, ed in questo caso Miriam, chiaramente non rappresenta un modello da seguire, ma bensì un serio avvertimento.
Criticare gli altri, in particolare coloro che Dio ha scelto come guide spirituali che lavorano per Lui è pericoloso. È un pericolo per tutti, fratelli e sorelle, anziani e giovani, però lo sembra in modo particolare per le donne (1Timoteo 5:13). Probabilmente non critichiamo gli altri pubblicamente ma facilmente lo facciamo in privato o addirittura nel nostro cuore o nei nostri pensieri. Non capita questo frequentemente perché in noi regna amarezza, gelosia o invidia? Il Signore solo è in grado di allontanare questi sentimenti nel momento stesso in cui sorgono.
Viviamo in un’epoca nel quale questo spirito di contraddizione viene coltivato e promosso. L’esempio di Miriam è un serio ammonimento per tutti noi.
Una guida in mezzo al popolo di Dio
Il peccato di Miriam ci viene menzionato ancora una volta: “Ricordati di quello che il SIGNORE, il tuo Dio, fece a Maria (Miriam), durante il viaggio, dopo che usciste dall’Egitto” (Deuteronomio 24:9), queste però non sono le ultime parole di Dio a riguardo di Miriam. Alcuni decenni dopo ci viene ancora menzionata, Dio non vuole lasciarci un brutto ricordo di lei, e l’ultimo che la Bibbia ci dà di Miriam è come il primo, molto positivo. In questo Dio onora Miriam, fu la grazia che la restaurò quando realizzò di essere nell’errore. La grazia di Dio copre sempre il peccato quando noi lo confessiamo.
In Michea Dio parla attraverso le labbra del Suo servitore: “Sono io infatti che ti ho condotto fuori dal paese d’Egitto, ti ho liberato dalla schiavitù, ho mandato davanti a te Mosè, Aaronne e Maria (Miriam)” (Michea 6:4). Miriam viene menzionata insieme ai suoi due fratelli come coloro che erano alla guida del popolo d’Israele nel deserto. Sappiamo tutti cosa sia una guida e di come un buon conduttore debba essere un buon esempio. Un esempio per il gregge (1Pietro 5:3), non vorrà prevalere sulle pecore ma faticherà in mezzo ad esse (1Tessalonicesi 5:12). Una guida si farà almeno due domande: dove sto conducendo gli altri? E come lo sto facendo? Miriam era questo tipo di persona e Dio l’ha potuta usare per i Suoi propositi.
C’è sempre un reale bisogno di guide in mezzo al popolo di Dio. Nel Nuovo Testamento le guide che ci vengono menzionate sono uomini, infatti esserlo pubblicamente non è un ruolo che spetta alla donna, come secondo l’ordine di Dio, nondimeno esistono molte aree nelle quali le sorelle possono essere delle guide e la famiglia è una di queste.
Conclusione
Le biografie fatte da Dio sono sempre accurate, non vengono nascoste le cadute, le debolezze, i fallimenti; ci viene reso conto di tutto per il nostro insegnamento. Allo stesso momento, considera tutti i caratteri positivi dal quale noi possiamo e dovremmo trarre degli insegnamenti. Questo breve resoconto di Miriam, che ha vissuto molti secoli prima di noi, è scritto per nostra istruzione. È per grazia che la sua storia è giunta fino a noi per esserci da esempio ed è una sfida per tutti coloro che vogliono prenderla a cuore.
Pubblicato da Truth&Testimony Issue 4 – 2019