La comunicazione, e dunque la preghiera, è una cosa essenziale. Se qualcosa si rivela essere un impedimento, dobbiamo avere tutto l’interesse a identificare la causa e a togliere l’ostacolo con l’aiuto del Signore per sentirci totalmente liberi nella presenza di Dio. Un bel cantico inglese dice: “Io vado nel giardino da solo, quando la rugiada è sulle rose. Egli cammina con me e parla con me”. Non è una bella figura della preghiera personale, così intima, così dolce?
Per comunicare con i nostri simili usiamo i telefoni e altri mezzi di comunicazione moderni, ma a volte vi sono dei guasti, o non si riesce a stabilire la comunicazione, o essa si interrompe, o la persona chiamata è irraggiungibile… Ma il nostro Padre è sempre all’ascolto, e la preghiera non si interrompe mai, se non per colpa nostra.
La comunicazione del Signore col suo Padre non era mai interrotta, e questo è lo stato che dovremmo veramente avere l’ambizione di raggiungere, pur tenendo conto delle limitazioni che ci impone la vita di ogni giorno con i suoi impegni e le sue fatiche. Sempre, in qualunque circostanza ci troviamo, bisognerebbe che potessimo sentire questa libertà di rivolgerci al nostro Padre, e approfittarne.
Purtroppo, a volte vi sono degli impedimenti alle nostre preghiere; dobbiamo cercare di scoprirli e toglierli al più presto. Eccone alcuni.
Il peccato non confessato
Il peccato non confessato è un grave ostacolo alla preghiera. Se io so che vi sono nella mia vita cose che Dio disapprova, posso nasconderle agli altri ma non certo a Dio.
Se vi sono in me cose cattive non giudicate, le mie preghiere è come se ridiscendessero e non oltrepassassero nemmeno il soffitto. Non abbiamo forse già fatto quest’esperienza? Il salmista diceva: “Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato” (Salmi 66:18).
Il peccato, anche se non ne siamo coscienti, è un grande ostacolo alla preghiera perché rattrista lo Spirito e ci priva della comunione con il Signore, e noi non riusciamo più ad entrare in contatto con Lui. Il salmista supplica sovente Dio di rivelargli i peccati nascosti che potrebbero essere un impedimento alla preghiera e alla comunione con Lui. “Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti” (Salmi 19:12). “Ma tu desideri che la verità risieda nell’intimo: insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore” (Salmi 51:6). “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova, e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmi 139:24).
La mancanza di tempo
La mancanza di tempo è un grande problema. Uomini e donne di preghiera hanno pregato per ore; il Signore Gesù ha pregato notti intere.
Se dopo aver pregato per cinque minuti abbiamo l’impressione aver pregato abbastanza, forse non realizziamo abbastanza il valore della preghiera.
Se dopo aver pregato per cinque minuti nella nostra mente cominciamo a presentarsi ogni tipo di pensiero e preoccupazione che riguardano i nostri impegni, forse non abbiamo realizzato l’importanza e la solennità dalla preghiera, per darle una posizione e una energia esclusive. È dalla comunione con il Signore che traiamo la forza e la saggezza per poi compiere ogni cosa alla Sua gloria.
Similmente, se durante la giornata non troviamo il tempo di appartarci per dare respiro alla nostra anima alla presenza di Dio, dovremmo rivedere la nostra agenda, perché stiamo trascurando ciò da cui tutto il resto dipende.
Un uomo di Dio del passato, alla domanda su quali fossero i suoi piani per la giornata rispose: “Ho così tanto da fare che passerò le prime tre ore della giornata in preghiera”.
L’abitudine
Il linguaggio ripetitivo e rituale è un altro impedimento. È triste quando parliamo a Dio in maniera abitudinaria o in modo ripetitivo. Nella Parola, il Signore ci dice che pregando è bene non usare delle ripetizioni inutili. La preghiera dev’essere spontanea, e quindi non ha bisogno di frasari complicati o inconsueti, o di particolari toni della voce del tutto diversi da quelli usati nella normale comunicazione. Questo avviene specialmente nelle preghiere in comune, in famiglia o in assemblea. Forse perché vogliamo impressionare gli altri? O far vedere che usiamo belle parole, e che abbiamo molta conoscenza perché adoperiamo espressioni complicate?
A volte il Signore vorrebbe dirci: “Parla naturalmente; dimmi quello che vuoi; dimmi quel che hai sul cuore con parole semplici e sincere. Non ho bisogno di formule prefabbricate né di parole insolite”.
Che possiamo prendere esempio dal Signore, dal modo con cui ha pregato, dalla sincerità e la spontaneità con cui si rivolgeva al Padre, dalle cose che chiedeva, dal rispetto e dalla sottomissione che aveva in qualità di Figlio, pur essendo Egli stesso Dio!
Adattamento da Il Messaggero Cristiano
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